L’Occidente oggi: dal lavoratore al consumatore. Andata & Ritorno
Il secondo dopoguerra ha segnato un profondo cambiamento nella società occidentale. Oggi i protagonisti di quel tempo non ci sono più, ed anche parte della generazione successiva ci ha lasciato. Di quegli anni resta nella memoria individuale solo un flebilissimo ricordo, oramai assente nel fragore del contemporaneo. Ma tutto ciò non aiuta a capire da dove veniamo e soprattutto “dove ci stanno portando“.
All’epoca, la ricostruzione post-bellica ha apportato – in un paese poverissimo devastato da un conflitto ed una guerra civile – un periodo di forte crescita economica e mobilità sociale, con un benessere diffuso come mai prima di allora. In questo contesto, il ruolo del lavoratore e del consumatore si sono intrecciati in modo significativo. Travalicando i confini nazionali, ha rappresentato un binomio potentissimo in tutti i paesi di quello che oggi chiamiamo “Occidente”:
- il lavoro è diventato un elemento centrale dell’identità sociale, garantendo stabilità economica e un senso di appartenenza alla comunità. La figura del lavoratore era associata a valori come la dedizione, la disciplina e la solidarietà;
- al contempo, l’aumento del potere d’acquisto ha portato ad un’esplosione dei consumi, con l’accesso a beni e servizi prima impensabili. Il consumo è diventato un modo per esprimere la propria identità, il proprio status sociale e la propria appartenenza a un gruppo.
Nulla di nuovo, insomma: cose risapute e già dette. Ma vogliamo ribadire un aspetto di tal binomio potentissimo, che ha rappresentato il motore economico dell’Occidente per diversi decenni : esso è stato punto di arrivo e di partenza del patto tra le classi sociali in tutti i paesi coinvolti. Tutt’attorno, una potente narrazione ha reso accettabile le innumerevoli distorsioni ed aberrazioni: dall’inquinamento all’imperialismo, passando per tutte quelle pratiche che, esaurite dal giornalismo d’inchiesta, sono finite nel dimenticatorio in attesa degli storici del secolo a venire. Questo tourbillon ha cambiato significativamente lo spirito degl’individui prima e delle stesse classi sociali dalle fondamenta; come una profezia che si auto-avvera, mentre quel “miracolo economico” diventava sociale, cambiava l’identità stessa degli individui, cancellando irrimediabilmente – nel corso di un paio di generazioni – tutto ciò che costituiva l’identità storica di interi popoli.
Le gerarchie sociali erano ridefinite, operando infine – quasi per un’ineluttabile inerzia – senza nè onorare i vecchi patti, nè rinnovarli. Solo a quel punto l’ultima globalizzazione – che ha rappresentato la naturale prosecuzione ed allargamento di quel modello economico, politico e sociale – ne modificava irrimediabilmente il costitutivo paradigma produttivo, barattando la manifattura con la terziarizzazione prima e finanziarizzazione poi dell’economia dei paesi occidentali.
Il patto sociale originario su cui poggia il nostro presente è stato definitivamente stravolto, complice anche la trasformazione “genetica” dei soggetti deputati: organi di informazione, partiti politici, rappresentanti dei lavoratori ma anche delle imprese, istituzioni politiche, economiche e giuridiche. Tutti, gradatamente, hanno perso ruolo e significato.
Che la geopolitica passi soprattutto per i Consumatori non deve lasciare sorpresi: sono già da tempo in atto guerre commerciali con la Cina che hanno enormi ricadute sul potere di acquisto reale dei Consumatori europei
Ma cosa sta avvenendo adesso? Da quel che vediamo, oggi stiamo assistendo ad uno scomposto “contrordine”: la fine della globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta – a causa dello scontro insorgente tra NATO e BRICS – mette in discussione le scelte politiche, economiche e sociali degli ultimi decenni. Da dove venga questo processo, è altra questione, che abbiamo già affrontato in “vite precedenti”, e sulle quali – forse – dovremo tornare nel prossimo futuro… Ma che oggi sia possibile tornare indietro non è affatto scontato. Che lo si possa fare senza generare conflitti locali od anche globali è molto improbabile. Nell’ultimo anno abbiamo iniziato a vedere come, ad esempio, sempre maggiori risorse economiche vengono sottratte al welfare e destinate alla spesa militare.
Alcune conseguenze di questo cambio di rotta sono già chiaramente visibili a tutti: l’inflazione dell’area Euro è passata da una media sotto al 2% al 5% ed oltre nel 2022 ed è esplosa al 10% nel 2023. Le cose sono addirittura peggio per l’Italia: si arriva al 12%! Ma questo è solo uno degli effetti sotto gli occhi di tutti. Le esportazioni verso l’estero stagnano, e moltissime aziende stanno rallentando, cessando o spostando all’estero la produzione. Il caso di Stellantis è emblematico di ciò che sta accadendo, ma non è l’unico: per ogni lavoratore dell’industria lasciato a casa o in CIG significa 3 lavoratori – consumatori con potere d’acquisto crollato… Nel settore auto il rapporto è doppio (1:6). Quali sono le ricadute? Minore spesa dei consumatori, con esportazioni che languono e produzione che evapora, si traduce in minor gettito. E quindi minori servizi: quel che si osserva attualmente nei settori della scuola, della sanità, dei trasporti, nella manutenzione delle opere pubbliche è emblematico di un’accelerazione in atto, sotto gli occhi di tutti e nell’impotenza generale, e fa il pari con il trend di lungo corso di cessione – a soggetti privati ed esteri – di pezzi strategici del Paese. Da cui la domanda: dove ci stanno portando? O se si vuole, “Quo vadis, Domine?“
quel che si osserva attualmente nei settori della scuola, della sanità, dei trasporti, nella manutenzione delle opere pubbliche è emblematico di un’accelerazione in atto, sotto gli occhi di tutti e nell’impotenza generale
Spunti per una prossima riflessione sul tema:
- Chi sono i player sulla scena, oggi, qui in Occidente? E globalmente?
- Cosa vogliono “salvare”, rispettivamente? E quali sono gli “occhi” con cui andrebbero guardati?
- Cosa, al contrario, appare loro sacrificabile?
- Quanto peserà il fattore umano e l’ “effetto farfalla” ?
Ma questa è un’altra storia. A presto!….
Per ulteriori informazioni contattaci adesso.