Cosa accade ai social media ? La risposta ci viene dal “filtro di Carroll”
Oggi circa il 70% della popolazione mondiale ha almeno un account social, e trascorre “mediamente” circa 1/3 del tempo passato online proprio sui social. Questo rende l’argomento – di per sè – meritevole di qualche riflessione. Innanzitutto, cosa crediamo di sapere dello strumento “social” che utilizziamo? Per quanto tempo lo utilizziamo? In che modo? Per fare cosa? Quali sono i meccanismi che lo regolano? Coloro che stanno dietro i codici che lo costituiscono, che arbitrarietà hanno nell’influenzare le nostre scelte?
Stando al report “Social Trends 2024” di HootSuite, una parte considerevole (da 6 ad 8 su 10) del campione di social media marketer intervistato afferma di utilizzare o che utilizzerà nel 2024 l’Intelligenza Artificiale per la generazione e gestione di contenuti sui social media. Stiamo parlando – vale la pena chiarirlo – di un mercato che solo nel 2000 era talmente di nicchia da non essere nemmeno considerato… In meno di 30 anni la saturazione del mercato è oltre il 50%. Incrociando alcune stime, sappiamo che i dati derivanti dalle interazioni social costituirebbero almeno 1/3 del traffico internet globale (che fa il pari con il dato iniziale, NdA).
Numeri che potrebbero indurci a ritenere che la cosa ci riguardi in qualche modo.
I social network “impegnano” la risorsa più preziosa per 1/3: il tempo
Numeri enormi, che impressionano. C’è però un dato – tra gli altri – che sta facendo preoccupare molto chi gestisce questi strumenti, ed il nervosismo è palpabile, riverberando su quello che accade anche a noi. Si tratta di 8 minuti. Soli 8 minuti che stanno creando non poche preoccupazioni. E’ la diminuzione – media – della permanenza sulle applicazioni social da parte degli utenti. Forse è qualcosa di più: l’inizio di una “speciazione”: il social generalista potrebbe aver terminato la sua età dell’oro ?! Dopo aumenti medi della diffusione dello strumento del 20% l’anno, e le recenti trasformazioni – alcune rimaste di nicchia, altre contagiose anche verso i Big Player -, dopo le acquisizioni societarie considerevoli, tutti hanno accelerato l’integrazione con l’Intelligenza Artificiale. Il 2024 sarà ricordato senza’altro – sul versante social media e non solo – per l’espolosione delle applicazioni AI-integrated. Ma questa inarrestabile corsa, oltre a spaventare gli economisti per quella che sarà certamente la prossima bolla finanziaria, mette in crisi anche l’utilizzatore medio, che inizia a rendersi conto di non tenere più il passo…
L’integrazione multilivello dell’Intelligenza Artificiale nel settore dei social media è alle prese con un interessante fenomeno, noto come “effetto regina rossa“, preso direttamente da “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” di Lewis Carroll (1871): “Ora, qui, per restare nello stesso posto, devi correre più velocemente che puoi. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte più veloce“.
In un attimo Carroll ci proietta – con maestria ed eleganza – in quella che è l’evoluzione dei sistemi indotta dalla competizione e, paradossalmente, lo stato psicologico e cognitivo di ciascun utente medio di fronte alla incessante evoluzione degli strumenti (e degli ambiti) del social media. Molteplici fattori oggi creano una forte “spinta evolutiva” che si manifesta sull’intero comparto e sui singoli ambienti. Quali saranno le conseguenze a breve e medio – per i singoli prosumer e per l’intero ecosistema dei social media – sarà argomento di discussione a breve, e certamente nel prosieguo…
Ora, qui, per restare nello stesso posto, devi correre più velocemente che puoi. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte più veloce
Una riduzione relativa del tempo impiegato sui social network e l’introduzione dell’AI sono solo alcuni fattori che creano una forte “spinta evolutiva”
Per ulteriori informazioni contattaci adesso.